Lui & Lei
Quella volta in treno
di civorrebbe1amico
28.03.2020 |
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"Io proseguii per Reggio Calabria..."
Grazie ad una inserzionista di questo sito, mentre leggevo i suoi racconti, mi è tornato in mente una situazione nella quale mi sono realmente trovato, anche se tutti i miei racconti sono veri. Ero partito da Torino per andare giù in Calabria. Dovevo per forza di cose recarmi in quella che è la mia città natale. Sarebbe stato un viaggio lampo della durata di 1 giorno nella bellissima Reggio Calabria.
Non essendo un viaggio programmato, avevo acquistato il biglietto poco prima delal partenza e salito sul treno, dopo aver individuato il mio posto mi sedetti aspettando la partenza. Era autunno e quella sera non c’erano molti passeggeri, anzi……
Appena il treno iniziò a muoversi, preso dalla noia in quanto nel mio scompartimento non c’era nessuno, uscii per fare due passi nel corridoio del vagone. In uno scompartimento c’era una famiglia composta da marito, moglie e bimbo piccolo che, chiusi cercavano di far stare tranquillo il piccolino. Poi il nulla fino ad un altro scompartimento dove c’era un signore distinto intento a leggere.
Così continuai a camminare e passai nell’ altro vagone dove non c’era un anima viva se non il controllore e capotreno che chiacchieravano tra di loro, continuai ad andare avanti ed entrai nel terzo vagone.
A metà c’era una signora affacciata al finestrino chiuso posto nel corridoio che guardava fuori. Aveva un vestitino nero che le arrivava appena sotto il ginocchio, calze nere e scarpe con un leggero tacco, capelli castani lunghi fino alle spalle. Passandole vicino sentii la fragranza del suo profumo che non era per nulla forte ma che denotava un certo gusto nel saper scegliere. Andai oltre quasi con indifferenza anche se, mentre le passai vicino non potei fare a meno di guardarla e i nostri sguardi si incrociarono un attimo.
Arrivai fino alla fine del vagone ma stavolta invece di proseguire oltre tornai indietro. Lei era ancora lì che continuava a guardare fuori. Camminavo lentamente e la scrutavo. Quel vestitino metteva in risalto un culo a mandolino e le sue gambe erano favolose. Le caviglie affusolate e le scarpe alte al punto giusto da mettere in risalto il collo del piede. Le calze completavano l’opera. Un 40Den che sapevano farle risaltare molto bene.
Appena vicino a lei la salutai, lei si girò e sorridendomi rispose al mio saluto. Poi iniziai ad attaccare bottone, quella donna mi intrigava. Con la scusa del treno stranamente vuoto, iniziai una conversazione che lei non rifiutò e da lì iniziammo a divagare su tantissime cose.
Mi resi conto che, il tempo passava e che avevo lasciato il mio bagaglio nel mio scompartimento ben lontano da quello dove mi trovavo, le dissi che se non le sarebbe spiaciuto e se fosse stato possibile mi sarei spostato lì in modo da farci compagnia durante quel lunghissimo viaggio. Lei senza battere ciglio mi disse che sarebbe stato bello anche perché così si sarebbe sentita protetta visto che il treno era deserto e che avremmo viaggiato per tutta la notte. Nel frattempo arrivò il controllore e così chiesi se fosse stato possibile sistemarmi in quello scompartimento e alla risposta: “non c’è nessun problema tanto nessuno di questi posti è prenotato e il treno è vuoto”, non rimasi un attimo a pensarci su. Le dissi: “ Vado a prendere il mio bagaglio e torno subito, tu non scappare”. La frase la fece ridere e quel viso era incantevole. Feci molto in fretta ma prima mi misi un po’ di profumo, quando arrivai mi accorsi che anche lei aveva fatto la stessa cosa. Riprendemmo il nostro discorso e iniziammo a parlare di noi e delle nostre vite tra cui la sfera sentimentale. Lei mi disse di essere uscita da una storia non bella e dove il tipo le aveva fatto perdere tutta la stima in se stessa, io le dissi che anche se sposato, da anni non riuscivo più a sentirmi vivo con la moglie, a provare emozioni che mi facessero stare bene, lei mi disse che comprendeva e così iniziammo sempre più a scendere in particolari intimi. Nel frattempo io mi avvicinai a lei fino a scoprirmi quasi attaccato, la mia mano andò a prendere la sua che era poggiata sulla sua gamba che teneva accavallata facendo vedere la coscia. Non tolse la mano, anzi, sentii che rispose con piacere a quel contatto. Iniziai a fissarla negli occhi pur continuando a parlarle e tenerle la mano e lei ricambiava sia lo sguardo che le carezze. Piano piano la mia mano iniziò a carezzarla in maniera sempre più audace e mi resi conto che indossava le autoreggenti. Adoro la donna che usa autoreggenti, calze con reggicalze e quindi immaginate che gioia scoprirlo. Lei abbassò la gamba che teneva accavallata senza spostarsi dalla postura che teneva. Le mie labbra piano piano si avvicinarono alle sue mentre il mio sguardo non si staccava minimamente dal suo. Sentivo il suo respiro che si faceva affannoso, il suo petto che saliva e scendeva a ritmo sempre più veloce, si mordicchiava le labbra in maniera nervosa. Le mie labbra si poggiarono dolcemente alle sue. Erano calde, morbide, umide.
Il mio bacio iniziò a farsi audace e lei corrispose. Le nostre lingue si cercavano, si avvinghiavano e quel bacio durò moltissimo. Le nostre mani iniziarono a toccarsi in maniera più intima. Lei ad un certo punto mi disse che, anche se il treno era vuoto, la porta era aperta e comunque qualcuno sarebbe potuto passare. Mi alzai, chiusi la porta dello scompartimento e tirai le tendine, aprii il trolley e presa una cintura, bloccai la porta di ingresso al vano. Spensi le luci e ritornai vicino a lei. Tirammo giù i sedili e riprendemmo da dove avevamo lasciato. Le mie mani si insinuarono sotto il vestito e iniziarono dal ginocchio a salire sempre più su mentre non smettevo di baciarla. Eravamo presi uno dall’altra e i nostri corpi rispondevano alla grandissima. La mano era arrivata al pizzo delle calze, sentivo il fruscio delle mie dita mentre salivano e quando si poggiò sul triangolino degli slip sentii un calore e il tessuto bagnato che volevano dire che mi stava desiderando. Mi staccai dalle sue labbra e scesi sul collo, poi mi soffermai sul seno che, nonostante il reggiseno aveva i capezzoli duri e turgidi quasi a volerlo bucare.
Le sollevai il vestitino e la mia bocca affondò tra le sue cosce, scostai il lembo minuscolo del perizoma e iniziai a dedicarmi a lei. Le succhiai il clitoride, leccai la figa e le labbra della vagina che erano gonfie. Con un dito le stuzzicavo l’ano e lei gemeva e si muoveva in maniera incredibile. Una sua mano sulla mia testa e una sulle spalle mentre le gambe erano piegate sulla mia schiena. Sentivo il suo respiro diventare sempre più affannoso, i suoi gemiti diventare sempre più forti, le sue gambe tremavano, capii che era pronta all’orgasmo e allora accellerai i miei movimenti. Lei venne nella mia bocca, inarcava la schiena mentre mi bloccava con le sue gambe dietro la schiena e la mano mi teneva la testa sulla figa. Poi improvvisamente si abbandonò, la sua mano si poggiò sugli occhi per un attimo, e si girò di fianco. Mi distesi su di lei e mi sistemai dietro. La cinsi con le mie lunghe braccia e grandi mani. La strinsi forte per farle sentire che era stato stupendo e che non aveva nulla da vergognarsi o da temere. Si girò, ci guardammo un attimo e poi riprendemmo a baciarci. Poi lei iniziò ad armeggiare con la cinture e i pantaloni, mi tolse tutto e si fermò con le bocca e le mani sul mio cazzo che era duro, gonfio, pulsante di piacere e desiderio per quella donna.
Sentivo le sue labbra sul mio cazzo, lo bagnava con la saliva e lo carezzava con le mani sapienti. La sua lingua roteava attorno alla cappella, il dito medio mi toccava lo scroto e il tutto mi faceva provare delle sensazioni incredibili.
Avevo voglia di lei e non ce la facevo più a resistere, la spostai quasi con forza, la misi supina e le salii sopra. Puntai la mia cappella dura, bagnata della sua saliva all’entrata della sua vagina e lo lasciai lì per un attimo, volevo che lei desiderasse il mio cazzo che lo anelasse, iniziò a muoversi con i fianchi, le sue gambe di nuovo dietro la mia schiena a favorire la mia penetrazione. Guardavo il suo viso, il suo sguardo mi diceva di entrarle dentro fino alle palle, le sue gambe inguainate dalle autoreggenti mi sfioravano le braccia. Ciucciai un po’ i suoi capezzoli e quando meno se lo aspettava mi lasciai andare sulle braccia entrandole di colpo dentro. Lei ebbe un grido ma di piacere, mi disse: “FINALMENTE, ora scopami di brutto” e io non me lo feci ripetere due volte. Fu un susseguirsi di posizioni e di orgasmi suoi. Non avevo mai visto una donna godere così a ripetizione. Godeva e gridava. Ogni orgasmo suo era come se lo vivessi anche io. Ad un certo punto la misi sul fianco sinistro, mi misi dietro e mi sistemai per farle il culo. Lei mi disse: “non farmi male ti prego, sii dolce”, la rassicurai e le dissi che, sarei stato dolcissimo.
La preparai con la saliva e poi poggiai la cappella sull’orifizio. Lei mi ripetè: “piano”. Lentamente iniziai a spingere attendendo che si rilassasse e che il suo orifizio mi facesse entrare da solo. Fu così. Non avevo fretta e volevo che per lei fosse un piacere. Piano piano sentivo il mio cazzo farsi strada tra le sue viscere, le parlavo in continuazione nell’orecchio per farla stare tranquilla. E finalmente ero tutto dentro nel suo culo a mandolino. Lo lasciai un attimo fermo per farlo assestare e darle il tempo di dilatarsi bene e poi iniziai a muovermi lentamente. Le chiesi se era tutto a posto e mi disse di sì, di essere stato bravissimo. Allora iniziai a muovermi sempre di più mentre lei gemeva e si dimenava come un’ossessa, sempre dentro di lei la misi alla pecorina e iniziai a scoparle il culo con dolcezza mista a violenza. Venne tantissime volte, le masturbavo il clitoride, le stringevo i seni e i capezzoli e con mia gioia venne sia col culo che con la figa squirtandomi in mano e allagando il sedile e io con lei dentro di lei. Ci sistemammo uno vicino all’altra e ci coccolammo a lungo. Poi andammo in bagno per pulirci e sistemarci. Quando tornammo nello scompartimento l’odore di sesso era fortissimo e si distingueva in maniera inequivocabile. Il tempo di sistemare il tutto e arrivò il controllore che congedandosi ci diede un buon viaggio malizioso.
Chiusi di nuovo la porta come avevo fatto in precedenza e ci sistemammo uno affianco all’altro abbracciati per la notte. Sembrava che ci conoscessimo da tantissimo. Era dolcissima e coccolona. Non riuscimmo a dormire neanche un secondo perché andammo avanti tutto il tempo a baciarci e carezzarci. Ad un certo punto sentii che il mio cazzo si induriva di nuovo e la cosa la notò anche lei, mi guardò e mi disse: “stavolta tocca a me” e si fiondò con la bocca su di lui facendomi un pompino da paura. Ormai era completamente disinibita e diede il meglio di se. Andammo avanti fino all’alba tra sesso, coccole, baci, abbracci e squirtate sue. Al mattino alle 6:15 lei scese a Lamezia Terme. Io proseguii per Reggio Calabria. Nessuno dei due chiese all’altro il numero del cellulare.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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